Alle volte, la persona narcisista dice di volerti bene, di tenere a te, e persino di amarti, poi però non si comporta coerentemente, cioè ti maltratta, ti manipola, ti sfrutta e lo stesso sostiene di volerti bene.
Una domanda che spesso mi viene fatta è: ma qualcuno realmente ce la fa, a voler bene? È capace di innamorarsi o è proprio una cosa che gli è preclusa?
Il narcisista desidera come tutti quanti tutte quelle cose positive che le relazioni sane portano con sé: socialità appagante e amicizie sincere, una relazione di coppia che determini un progetto di vita, il sostegno reciproco, una crescita insieme.
Tutte queste cose le desidera solamente, ciò che gli sfugge è come può ottenerle.
Non riconosce che – a prescindere dalle nostre qualità, a prescindere da quella che è la sua opinione su di noi, dal nostro oggettivo valore, dalla nostra personalità – le relazioni danno indietro quello che ci si mette, quindi bisogna essere disposti a essere proattivi e fare dei gesti affettivi e di gentilezza.
Il narcisista questa cosa non la ritiene necessaria: sa di essere così speciale che le persone gli andranno comunque incontro, gli vorranno bene comunque, a prescindere dai suoi comportamenti.
Non importa il modo con cui tratta gli altri: sa che se vuole ottenere benevolenza gli basterà tirare qualche filo e manipolarli, nel caso non fossero immediatamente ben disposti nei suoi confronti.
Non ritiene ci sia la necessità di essere proattivi, perché non vede là fuori qualcuno per il quale valga la pena di farlo, quindi piano piano rimane da solo, magari circondato da persone dipendenti che non l’hanno scartato.
Queste persone, che gli sono rimaste vicino nonostante la sua freddezza emotiva, si dibattono nelle contraddizioni della relazione. Anche se rimangono, il lato affettivo si svuota; viene meno la stima e alla fine anche la persona più dipendente, a forza di venir trattata male, o se ne va o si raffredda.
Il narcisista si trova così circondato da belle frasi di circostanza, più imbarazzate che espressione di una vera affettività.
Il narcisista vorrebbe amare come tutti, vorrebbe essere quell’amico sincero, quel compagno devoto.
Ha un’immagine di sé estremamente positiva, si ripete che non si impegna solo perché è circondato da persone così sfigate, che potrebbe “dare qualcosa” in una relazione se solo trovasse qualcuno per il quale valga la pena. Invece, peccato: bisogna prendere quello che passa il convento, ovvero TU in questo momento.
E invece magari di chi si innamora, paradossalmente? Di una persona che lo tratta come lui tratta gli altri, ovvero che lo inchioda a una posizione subalterna. Una persona che gli fa sentire di valere di meno, che lo scarta, lo rifiuta.
Allora sì, che prova un grande attaccamento.
Solo che – come sempre – dopo un po’ quella relazione cresce, diventa qualcosa di più consolidato, si entra nella familiarità ed ecco che viene meno anche quell’interesse iniziale. Nel momento in cui la relazione si consolida e viene meno il senso di sfida, di conquista, si entra nella seconda fase (in cui si manifesta realmente l’affettività) e il narcisista non ce la fa ad andare oltre i primi passi dell’innamoramento: quel bel sogno di unione e di armonia reciproca senza implicazioni nella vita reale.
Vive nella fantasia adolescenziale di una relazione che funziona a prescindere, un sogno condiviso, le promesse d’amore scambiate di notte tra un bacio e una fuga.
In concreto però, la relazione vive di vere manifestazioni di affetto. Implica impegno, sostanzialità consistenza, continuità del rapporto: tutte cose che richiedono di andare in profondità e che il narcisista non è in grado di dare perché si stanca, si demotiva prima di arrivare a quel livello.
A modo suo magari prova anche affetto, solamente che per riceverlo bisogna vivere la relazione in modo superficiale, tralasciare i suoi comportamenti abusivi. Avrebbe anche l’intenzione di amare e di essere affettivo, ma ci sono cose più urgenti nella sua vita.
Magari ha una crisi di rabbia e deve scaricarti addosso la responsabilità di qualcosa, renderti un capro espiatorio, spiegarti come sei fatta. Agisce questo impulso e per l’altra persona questa è una doccia fredda.
Agito l’impulso aggressivo si rilassa, e magari riesce a volerti bene. Solo che tu nel frattempo ti devi riprendere dalla batosta: se riesci a riprenderti abbastanza in fretta prima della crisi successiva forse riuscirete ad avere dei momenti di armonia, però naturalmente non è un equilibrio sostenibile sul lungo periodo. Se riesci a non avercela con lui ogni volta che ti tratta male, allora vi potete incontrare.
Nel suo mondo, ti vuole bene abusando di te, non riesce a fare di meglio e non ha spazio né mentale né emotivo per analizzare le cause ed i motivi di questo suo comportamento, perciò questo è il massimo che puoi ottenere da lui.
Più che crisi di rabbia, diceva cose fuori contesto, ad esempio se gli dicevo che per me non era importante la quantità di uomini con cui andare a letto, ma la qualità mi ha risposto alterato sul tempo passato coi figli, e cioè che era una stronzata il discorso sulla quantità mentre l’importante era la quantità). Paragonare il tempo passato coi figli (è separato) e il fatto che io debba stare con quanti più uomini è possibile non lo trovo un paragone sensato. Oppure quando in auto la sera suppongo dello “scarto”, di ritorno da una passeggiata (l’avevo richiesta io), dispiaciuto perché la cosa non era andata come aveva sperato, mi dice che tanto siamo poi donne che alla fine decidiamo, e con lo stesso tono del dialogo precedente sui figli, “poi uno dice perchè si arriva in certe situazioni… mi dice che la sua ex moglie gli aveva tolto delle cose ma che la colpa era la sua che glielo aveva permesso, ma che dopo la separazione si era ripreso tutto…ha paragonato la mia richiesta di fare una banale passeggiata alle rinunce fatte per la ex moglie…come se io lo avessi costretto… mi ha accusato (scaricando la responsabilità su di me) di non volere lui realmente ma di volere “un fidanzato”, perché se lo desideravo andavo a dormire da lui senza impegno (così si hanno le relazioni da adulti), ma io sono una adolescente e voglio le cose all’antica…gli ho risposto che non mi piaceva come mi faceva sentire e gli ho messo la mia mano sul suo cuore, che mi arrivava ad “intermittenza” e che non era la parola “fidanzato” a cambiare le cose ma come mi faceva sentire, mi ha risposto che era un alibi e mi ha accusato di “rinunciare ad un amore”…
Contemporaneamente sempre nella stessa sera mi ha detto:”facciamo un bambino stasera?” E che lui non indossa nessuna corazza ma è fatto così (gli ho detto che mi faceva tenerezza e si è arrabbiato dicendogli che non gli potevo fare tenerezza l’ha presa proprio male) ma io gli ho messo le mani sul petto dicendogli che la corazza era tutta lì…È stata l’ultima volta che l’ho visto e sentito, ha mandato solo 5 messaggi a cui non ho risposto, l’ultimo per gli auguri di Pasqua e ora mi controlla solo gli stati wazzup quindi credo che abbia capito che ho capito chi è.
I messaggi erano del tipo come stai? Mi dispiace per le difficoltà lavorative che stai passando e che ha saputo da altri. Poi la domanda esplicita:”ma perché non ti fai più sentire?” Infine a Pasqua:buona settimana santa anche se non risponderai E il giorno dopo mi manda due video divertenti…
Spero di averti dato qualche spunto di riflessione
Grazie per l’ascolto e la condivisione gratuita del tuo materiale su Facebook
Che situazione! Mi viene l’ansia solo a leggerne, di vicende così! Complimenti per aver riconosciuto che non era questo il clima nel quale volevi vivere una relazione, e che, al netto di ogni consideraizone razionale (e ce ne sarebbe, da dire!) ciò che conta è come lui ti fa sentire. Qui, immagino, in ansia, sbagliata e sotto esame, in base a criteri del tutto arbitrari e insensati. Un abbraccio
Bellissimo articolo. Molto diverso dagli altri. Ti fa vedere le cose da un punto di vista diverso.
Grazie!
Verissimo ciò che scrivi