Quando facevo il liceo, io e la mia compagna di banco abbiamo preso l’abitudine di fasciare il banco con la carta da pacchi per poterlo decorare, disegnare, farci le scritte. Nella mia parte, facevo sempre un disegno molto grande ed elaborato al quale tenevo moltissimo.

In un’occasione, avevo iniziato il mio disegno da qualche giorno. Mi allontano dal mio banco e quanto ci torno, trovo che qualcuno aveva disegnato dei cazzetti qua e là sul mio foglio.
Era stato il bulletto della classe, che è venuto da me dicendo: “Cioè, perché, no ma te lo te lo pago, eh? Cioè, se vuoi te lo pago, eh? Quanto costa la carta, due Euro?” Chiaramente, non l’ho presa benissimo…

Cercare di avere l’ultima parola con un narcisista assomiglia a questo. Ovvero, non sai da che parte cominciare per dire quanto, come e tutte le cose che ti hanno fatto stare male, ti hanno offeso, ma l’altro non sembra essere in grado di capire, nè intenzionato a provarci. Di sicuro non è intenzionato ad ascoltarti. E quindi… sì, potresti provare enorme frustrazione in questo senso.
Il narcisista, per quanto si faccia per spiegarsi, per motivare, esprimere ecc., proprio non ce la fa a sentirsele dire, perché questo lo esporrebbe a stare almeno in minor misura dalla parte del torto. Quindi, prendersi qualche responsabilità, avere una voce in capitolo in quelli che sono gli accadimenti non sono cose tanto fattibili per lui. Non riesce nemmeno a vedersi un po’ colpevole perché ha bisogno di dire al mondo, cioè a te e a tutti gli altri, ma soprattutto a sé stesso, che quello che è accaduto non è sua responsabilità. Se c’è stato un problema, la colpa è senz’altro degli altri, poiché lui, che non ha niente di cui rimproverarsi, è okay. Anzi, più che okay! Sei tu la persona strana e fuori luogo a lamentarti di qualsiasi cosa tu ti stia lamentando, e quindi cercare di chiudere e avere quest’ultima parola è senz’altro una manovra molto difficile.

Questo perché la ricerca dell’ultima parola, ovvero la sua implicita ammissione di colpa, ti mantiene in questa conversazione con una persona che magari non è in malafede, nel senso che non lo fa del tutto volontariamente, ma comunque si è barricata dietro una fortezza. Di conseguenza, cercare di trovare un ragionamento, un filo del discorso che gli possa far vedere dove ha una responsabilità, vorrebbe dire creare una crepa in questa fortezza: no, questo non è qualcosa che può permettersi. Mantiene il tono di quello che ha ragione, anche a costo di cadere nel ridicolo. Non se ne accorge, o se se ne accorge non lo dà a vedere.

Nella volontà di chiudere e avere l’ultima parola, si verifica la famosa ripicchina, che si attua così: passa un po’ di tempo, la cosa si è stemperata e in qualche modo ne siete venuti a capo, noon siamo più arrabbiate. Vi siete staccati, non c’è più la relazione; dopo un po’, a sorpresa, ecco che il narcisista si ripropone. Si presenta con una battuta, magari, un gancio buffo, neutro o interessante per te, magari attraverso un tema che avete in comune.
È qualcosa che ti fa dire, magari con un sospiro di rassegnazione: “Ok, dimmi pure”.

A questo punto, colpo di scena! Lui scompare di nuovo, per avere la soddisfazione di essere lui quello che ha chiuso, quello che si è tirato indietro per ultimo.

Dopo varie battaglie, la guerra viene vinta per forza dal narcisista perché ha questo bisogno fondamentale. Assomiglia tanto al giochino di porgere la mano a qualcuno per stringergliela, e quando quell’altro te la tende, la tiri via. È così.
Considera il tema del feticismo dell’ultima parola di cui praticamente tutti i narcisisti sono affetti, e se vale la pena cercare di ottenere questa forma di soddisfazione con una persona che, in quell’ambito lì, non ci sente. La Eco, la persona che si interfaccia col narciso, che è interessata a portare avanti questa conversazione così passionale e virulenta, ha questo forte desiderio. Al di là del rendersi conto di quanto l’altro non sia interessato ad avere una conversazione franca sugli accadimenti, ha tanto desiderio di essere vista e di essere riconosciuta, e di essere presa in considerazione nei suoi sentimenti.

È questo il paradosso: lo chiede proprio a una persona che, quella cosa lì, non la sa fare.