Nei miei video mi rivolgo normalmente alle Eco, ovvero a quelle persone attratte dalla personalità narcisistica e che con le quali i narcisi si trovano a dialogare. Oggi, invece, voglio parlare del narcisista in sé e di quelle che sono le difficoltà, le sofferenze e il prezzo che il narcisista si trova a pagare, per poter portare avanti questa sua modalità sfruttatoria nelle relazioni.

Il narcisismo è uno spettro che va dalla normalità, grossomodo, al disturbo patologico di personalità molto grave

E anche questa patologia, come tutte le altre, soddisfa un bisogno. Serve a mettere un tappo laddove c’è una falla. Considerando che l’espressione del narcisismo ha a che fare con l’avere questo handicap relazionale, che impedisce di avere delle relazioni amorevoli, appaganti e orientate verso la profondità, verrebbe da dire che il bisogno che soddisfa è quello di sopprimere l’amore.

In effetti, si verifica proprio qualcosa di simile.
La relazione non è più vissuta come un campo di piacere, di fusione e vulnerabilità, ma come uno scacchiere, dove c’è chi vince e c’è chi perde. In questo caso, l’affettività viene negata. Eppure, naturalmente, nessuno stratagemma potrebbe puntare a questo effetto che è molto, molto spiacevole per tutti; anche per il narcisista.

Chi ha rapporti con lui dice che lui non prova nulla, non gliene frega niente di niente e di nessuno, e in un certo senso, questo è vero. Tuttavia, questo non significa che si tratti dell’obiettivo primario, quanto piuttosto di un effetto collaterale assai doloroso.
C’è qualcos’altro che in origine è servito a fronteggiare un problema… e che cos’è?

È la soppressione del dolore

Si diventa narcisisti alzando una gigantesca barriera tra noi e il mondo ostile, tra noi e il nostro sentire. Serve a non sentire il dolore. Ed è un dolore con un’origine molto antica, da rintracciare nell’infanzia.

Il narcisista è stato un tempo un bambino non visto, non riconosciuto dalla propria famiglia, che non ottiene riconoscimento in nessuna forma

O viceversa è sommerso di riconoscimenti sterili da parte di adulti che si lavano la coscienza ma non lo accolgono davvero, al quale viene applicato sempre un modello relazionale di dare per ottenere. Il famoso amore condizionato. Questo approccio è molto doloroso e il dolore dev’essere in qualche modo tamponato, per questo la persona narcisista mette in pista questa modalità.

C’è un però.

Come avviene quando si usano le stampelle, dopo qualche tempo, inevitabilmente, si prende un certo tipo di passo. Il vestito diventa la tua pelle e la droga che è servita a stare meglio lì per lì, a un certo punto presenta il conto… e di questo conto ne fanno esperienza un po’ tutti i narcisisti, presto o tardi.

Capita che quello che doveva essere un ricovero, quella che era una modalità per sentirsi più al sicuro, per non sentire il male, è diventata una prigione. Una prigione senza porte, senza finestre perché il prezzo che il narcisista paga è esattamente quello di tagliare via, insieme alla percezione del dolore, anche la percezione di tutto il resto.

Non c’è modo di sopprimere il dolore e contemporaneamente mantenere desiderio, pathos, vitalità, passione, interesse e genuina voglia di comunicare con l’altro

Tutte queste cose vengono inesorabilmente asciugate e il narcisista si trova semplicemente a recitarle, a simularle, ad aver bisogno di dosi sempre più forti di qualche stimolante, ovvero le relazioni tossiche che intraprende per riuscire a sentire qualcosa. Percepisce che al di là della prigione c’è un vociare di bambini, ma solo attraverso un vetro spesso quattro dita, e quindi non riesce a ritornare in contatto con quelle emozioni, quell’emotività che gli erano proprie in un tempo lontano.

Allora, per sentire, per riuscire in qualche modo a venire a capo di questo paradosso nel quale si trova a vivere, che cosa fa? Individua delle altre persone che abbiano quelle caratteristiche che desidera: ed ecco l’empatica/o, ovvero una persona che ha elementi non solo di capacità emotiva e relazionale, ma anche possibilmente delle qualità in termini di prestigio sociale, capacità a livello professionale riconosciute, intelligenza, bellezza, talento.

Sceglie una donna potente, una donna che si nota, che possa servire da trofeo e quella è la persona con la quale desidera avere uno scambio. Desidererebbe essere contagiato da quelle qualità, ma, purtroppo, è un’osmosi impossibile.

La sola modalità che conosce, quella sola che la sua prigione gli permette quando si trova davanti questo tipo di persona, è di annientare l’altro, denigrarlo e abbassarlo.

Farà in modo di abbassare l’altra persona per sentirsi lui abbastanza in alto, invece di alzarsi per raggiungerla. Non riesce a farlo perché non ha quella fiducia in sé, non ha quegli strumenti per poter prendere ispirazione da qualcuno che sta meglio di lui (almeno all’inizio) e che vive una dimensione di equilibrio in alcune aree della propria vita.

Non riesce a prendere ispirazione e andare verso quello, e allora in alternativa si adopera per abbassare l’altro. Riconosciuta l’osmosi impossibile, rimane solo… l’invidia.

Ma questo è un altro capitolo dello scacchiere narcisistico.