Diceva Sibaldi in una sua conferenza, (ho preso da lui questo concetto) che l’amore è una parola estremamente debole, mentre invece caffè è forte.

In che senso?

Linguisticamente, amore è una parola-cappello che contiene significati infiniti: ognuno dà il proprio alla parola amore. Ognuno, dentro di sé, intende una cosa diversa. Invece, caffè è quella cosa che se entro in un bar e dico: Caffè! nessuno può fraintendere. Vengo subito capita e, più o meno, mi viene data una risposta unilaterale e unitaria, a differenza del concetto dell’amore.

Spesso, quando si parla di amore all’interno di una coppia, a maggior ragione se disfunzionale come quella con un narcisista, è una modalità potenzialmente a uso manipolazione: può prendere le forme che servono al narcisista, di volta in volta diverse.

Quando il narcisista cerca di tirare a sé con la tipica manovra dell’hoovering la propria vittima, la propria eco, spesso utilizza strumentalmente il concetto dell’amore. ‘Ma io ti amo!’ ‘Ma non lo vedi che lo faccio perché ti amo?’ ‘Ma non capisci che ti amo?’ ‘Ma cos’altro devo fare per farti capire che ti amo?’, eccetera.
Okay.

Fondamentalmente, il punto è che il narcisista non è tanto a suo agio nei confini chiari. Per questo motivo il termine amore gli è così congeniale: proprio perché si può adattare al contesto a piacere.

Se creiamo una relazione che funziona bene, avviene perché capiamo, o perlomeno ci intendiamo, sui termini di riferimento. Non significa creare delle relazioni che siano delle prigioni, anzi è una cosa che tutti quanti vogliamo evitare, però, tendenzialmente, sapere se siamo amici, amanti, partner, fidanzati, ecc., all’interno di una dinamica a due, è funzionale a creare qualcosa di equilibrato e di sano.

Il narcisista, invece, si trova a suo agio tra le righe, dove poter dire cose come:

  • Nessuno può capire!
  • Perché darsi queste etichette?
  • Nessuno può capire davvero quello che c’è tra me e te, che è così speciale, così particolare, che sfugge alle definizioni!
  • E che problema hai, che necessità hai di dover per forza sapere se siamo amanti, amici, se siamo una coppia, che coppia siamo… non importa, perché noi stiamo bene così!

Fondamentalmente, all’interno di questa morale flessibile che il narcisista spesso tende a proporre, c’è una sorta di ribaltamento della logica.

Se noi siamo così speciali che nessuno ci può inquadrare in una relazione, allora tutto può essere chiamato amore, tanto non c’è nessun reale termine di paragone. Non c’è qualcosa che escluda l’amore, neanche l’abuso, neanche la violenza, neanche la sopraffazione. Si può benissimo avere un comportamento sfruttatorio, abusivo e tirannico e dire lo stesso:
‘E’ così perché ti amo!’ ‘Ma lo faccio perché ti amo!’

Se siamo così speciali che nessuno ci può inquadrare in una relazione, allora tutto può essere chiamato amore, tanto non c’è nessun reale termine di paragone

E di questo il narcisista ne fa ampissimo uso, e se c’è una situazione abusiva, potrà magari dire: ‘Ma sai, tutte le relazioni sono complicate e non sembra, ma ogni relazione, sotto questa patina di normalità, ha dentro qualcosa di spiacevole… ecc. ecc. Sono ben altri i problemi!’

Tutto quanto viene facilitato dal fatto che la relazione col narcisista, in genere, è vissuta nell’ombra. C’è un invito spesso esplicito a non condividerla, a non vedersi con altre persone, (‘Ci vediamo solo io e te’) segretamente o, se non segretamente, comunque individualmente, e non esiste un interlocutore altro che può essere un gruppo di amici, delle altre coppie. Tutto tende a essere vissuto dietro porte chiuse, e quindi lì vive quest’idea che l’amore sia di volta in volta quello che fa comodo al narcisista.

In realtà, non è affatto vero che darsi una definizione, (la famosa etichetta) sia qualcosa contrario al senso di libertà, tutt’altro. Non è necessariamente un limite, anzi: avere una forma di linea guida rispetto alla dimensione che prende il nostro rapporto ci dà la libertà di reinventarlo, ricrearlo, trascenderlo, trasgredire questi confini, sfidarli di volta in volta, essere creativi!

Avere una vita all’interno della relazione, che è via via creativa e che ricrea possibilmente una relazione in termini di creazione comune, mentre invece se non abbiamo niente, ma solo un vuoto pneumatico dove non ci sono regole, non ci sono definizioni, non ci sono etichette, le tremende etichette, che cosa può succedere? Che la solo ‘legge’ diventa la legge del più forte, la legge del più prepotente… e indovina chi tra questi due personaggi è quello più prepotente..?

Concludendo, volevo proporre una visione diversa. Se chiamare amore ogni tipo di relazione che semplicemente rivendica questa parola, ci espone al fatto di essere manipolati con questo termine, perché il narcisista non ha vergogna a chiamare amore via via quello che gli fa comodo, come sarebbe se invece sostituissimo amore con qualcosa di più simile al caffè?
Qualcosa di un po’ più sensorialmente inteso, come il concetto di vulnerabilità?

Come sarebbe se, invece di puntare a dire ti amo, puntassimo a chiederci: quanto posso essere vulnerabile all’interno di questa relazione? Quanto l’altra persona si permette di essere vulnerabile di fronte a me? Sa mettersi a nudo, è disposta a mettersi a nudo? Ne sarebbe comunque capace? Con qualcuno almeno lo fa..?

Un altro termine caffè può essere la gratitudine, la gratitudine all’interno della relazione.

  • Lui prova gratitudine per la mia presenza e il mio contributo, il mio essere qua nella relazione?
  • Io ho degli elementi per i quali essere grata all’interno della relazione e sono qualcosa di sostanziale, qualcosa di nutriente… ?
  • O tutto è più simile a un’arrampicata sugli specchi?

Un altro caffè potrebbe essere l’onorarsi reciprocamente. All’interno di una relazione, quale che sia, una relazione di intimità, sarebbe auspicabile che ci fosse il desiderio e la volontà di onorare sia noi che l’altra persona.

  • Onora me stare con questa persona e onora l’altra persona perché ne riconosco il contributo e la valenza espansiva della mia vita?
  • Stare in questa relazione mi permette di essere e di creare di più, di avere un raggio d’azione più grande che non stare senza?

La relazione di tipo abusivo normalmente non segue questi parametri: semplicemente si appella a un generico tema dell’amore, che prende di volta in volta le forme che fanno comodo al narcisista.