Ricevo spesso domande di persone preoccupate di aver fatto la scelta giusta allontanandosi da una relazione tossica. Ci si preoccupa perché si ha un ripensamento, perché – nonostante tutto – si prova nostalgia, perché ci si interroga sulla durata del lutto.

La fase critica in cui ci misuriamo con la fine delle nostre speranze di armonia con quella persona è un lutto a tutti gli effetti. Perché nessuno rimane in una relazione disfunzionale dicendosi: “Ma sì, per me è ok così. Sto sempre male, peggioriamo costantemente, mi sento umiliata, usata e presa in giro ma mi piace: è proprio questo ciò per cui ho firmato quando mi sono legata a questa persona”

Sibilla Iacopini - Chiudere una relazione

Nessuno dice questo. In quei momenti, tutti invece pensiamo che se anche ora le cose vanno male, siamo pronte a scommettere sulla possibilità che possano migliorare: Prendo le mie fiches e le metto tutte qui, su questo numero rosso o nero. Pago con settimane, mesi o anni di vita insieme a questa persona, nella speranza che possa in qualche modo trasformarsi in un partner amorevole. Ci voglio credere”

Quando non siamo più disposte a sostenere la scommessa, quando ci mobilitiamo per allontanarci da questa persona, quelle speranze vanno a morire.

Questo è doloroso, forse persino di più che non avere più a che fare con questa persona, cosa che potrebbe invece determinare un grande sollievo immediato.

Per questo parlo di lutto a tutti gli effetti. Però, a differenza di ciò che accade quando muore una persona, non abbiamo nessuna pazienza. Stiamo lì a mettere in discussione la scelta ogni volta che ci viene uno strizzone di nostalgia, ogni volta che sentiamo la mancanza di chi – nel bene e nel male – ha condiviso un tratto di strada con noi.

Ci colpevolizziamo, perché superare la perdita non è cosa di un minuto. Tutto attorno a noi potrebbe succedere che le persone ci spingano proprio in questa direzione: “Tirati su, datti una mossa. Non pensarci più, basta parlarne, trova qualche distrazione!”

Ma se invece fosse venuta meno una persona cara, troveresti strano non aver voglia di fare aperitivi con le amiche a partire dal giorno dopo? Ti sembrerebbe preoccupante, aver voglia di piangere, o di stare per conto tuo?

La metafora del lutto ha dei limiti, lo capisco. Forse ti pare strano paragonare la fine di una relazione alla morte di una persona cara. Allora diciamo così: quando chiudi una relazione importante, cè una fase di convalescenza da attraversare.

, Sibilla Iacopini

A chi mi chiede quanto durerà rispondo: se ti rompi un piede e vuoi tornare a camminare, ci vorrà tanto meno tempo tanto più sarai disposta a stare a riposo. Se non ti va di aspettare, e carichi da subito il piede ancora dolorante, ti ci vorrà molto più tempo.

Quindi: se stai vivendo questa convalescenza, trattati con riguardo.

Prenditi i tuoi tempi, chiediti che cosa ti farebbe stare bene e ti permetterebbe di resistere meglio a questo momento critico, puntellato di momenti di nostalgia. Durante una sessione, ad un certo punto una mia cliente mi disse: “Domani vado al mare!”. Che è una grande medicina.

Infine, nel caso tu te lo stessi chiedendo, la bontà della scelta non la valuti da quanto velocemente stai di nuovo bene. Non aspettare di sentirti meglio di quando stavi in relazione, concentrati invece sul fatto che – uscendo dalla relazione – ti stai dando la possibilità di stare meglio.

Se hai scelto te invece di proseguire invano in una relazione che non riesci più a far funzionare e non ti permette di essere felice, hai fatto bene.

Tienilo sempre presente.