Parlando di narcisismo sui social, naturalmente ci sono varie critiche e obiezioni che mi vengono fatte, alcune assai ricorrenti; ecco una rosa di tre.


Una delle obiezioni principali è: ‘Ma come fai a dire che Tizio (o Tizia) è narcisista? Come si fa? Come fai a fare una diagnosi?’ In realtà non faccio diagnosi, men che meno in un video generalista, ma cerco sempre di portare l’attenzione sul fatto che quando c’è una dinamica di quel tipo, con quelle modalità, la persona che sta avendo difficoltà di solito si concentra sull’altro. Ci si trova a cercare materiale informativo, video, libri, ecc., per capire meglio come funziona il narcisista. Trovo sia utile fornire qualche elemento per farsi un quadro d’insieme, per verificare in autonomia quanto e cosa risuona della nostra esperienza una volta usata questa mappa. L’idea qui è di far sì che la persona esca dal loop di ‘Ma come è fatto l’altro?’ ‘Com’è?’ ‘Come funziona?’, e approdore invece al potenziare se stesso!


Quindi alla domanda: ‘Ma lui è narcisista?’ io normalmente rispondo: ‘Ma che ti frega?’ È proprio necessario capire questa cosa, o con gli elementi che hai chiari, qualunque siano, si può intraprendere un ragionamento del tipo: ‘A te sta funzionando? È questo il tipo di relazione che avevi in mente? Espande la tua vita? Beneficiate entrambi da questa relazione, o c’è qualcuno che ci guadagna e l’altro che ci perde?’


Questo è il tipo di cose da considerare, per cui fare la diagnosi non è tanto il punto, perché come spesso mi capita di ripetere, il narcisismo non è solo il disturbo di personalità del narcisista patologico, perverso, maligno. Non è solo quello che naturalmente dovrebbe essere diagnosticato in sede clinica, ma è soprattutto un tratto, una modalità pervasiva e ricorrente a livello personale, relazionale ma anche sociale e politico. Si tratta di modalità, di pattern con elementi prevedibili e fare informazione su questo è utile, senza dimenticare che l’obiettivo è di riportare il focus sulla persona che si relaziona col narcisista, non sul narcisista in sé.
Naturalmente, per parlare di queste cose sui social è molto più efficace se parli del problema, che è la cosa che le persone ricercano, invece di parlare di guarigione, benessere, che sono tematiche meno sentite. Di solito, la persona con questa difficoltà ricerca informazioni sul narcisismo.


Un’altra critica base estremamente frequente che mi viene fatta è: ‘Ma parli sempre e solo di uomini? E le donne cosa sono tutte sante?! Non ci sono donne narcisiste?’ E qua mi viene sempre da dire: ‘Ah, qui sì che le volete le quote rosa!’


Parlare di narcisisti uomini è una forma di convenzione; io spesso mi riferisco alla coppia, e principalmente una coppia dove c’è un uomo narcisista e una donna eco, perché il narcisista è più frequentemente uomo. Questa non è una mia opinione: esistono dati ufficiali. Inoltre, la tematica all’interno della relazione di coppia è quella più sentita. Non che manchino queste modalità in altri ambiti e ogni tanto li nomino, come le situazioni di amicizia o familiari.
Il tema più sentito, però, resta quello della coppia, ma da nessuna parte cerco di implicare che le donne siano tutte vittime e tutte sante, e gli uomini siano tutti narcisisti brutti e cattivi. Assolutamente no, anzi; nel potenziare le persone con le quali lavoro individualmente, il senso imperante è sempre guarire le nostre ferite e aprirsi a un tipo di relazione diversa, che abbia modalità più equilibrate. Tutto questo, e lo ripeto più volte, si applica a ogni genere e orientamento sessuale. In italiano si tende a parlare al maschile, quando si fanno discorsi in generale, il maschile tende a essere più frequente. Infine, nel mio lavoro utilizzo tecniche e strumenti di consapevolezza tenendo sempre presente la mia esperienza personale; che è quella di una donna etero.


La cosa più importante che volevo nominare in questa carrellata di critiche che mi vengono mosse è il grande filone del giudizio, o meglio, il fatto che il giudizio sta a zero. Non è particolarmente interessante quando le persone dicono cose tipo: ‘Ma come, parli di una situazione in cui c’è una lei che sta con una persona impegnata, e che cosa si aspettava?’ Oppure: ‘Ma come, perché le persone non capiscono, queste sono cose ovvie, no? Problemi comuni!’ Oppure: ‘Ah, ma se c’è una questione di questo genere, evidentemente c’è un problema di autostima alla base’.


Sì, è proprio di questo che si parla ed è molto comprensibile che qualcuno abbia voglia di dire che l’altro non è okay, per sentirsi invece okay. È comprensibile, però parliamo di un tema molto delicato dove non ha senso fare generalizzazioni, e io per forza ne faccio quando ne parlo in termini magari un po’ astratti. Nelle situazioni specifiche, però, nella vita delle persone, puoi dire benissimo: ‘Eh, ma come, tutti capirebbero che è così!’ ‘Come ha fatto a non capire, come ha potuto pensare e immaginarsi che… !’ Tutti noi, però, siamo evidentemente pieni zeppi di queste storture, piccole o grandi, che hanno degli impatti più o meno rilevanti nelle nostre esistenze, e il fatto che qualcuno si ponga con una modalità interlocutoria, si faccia delle domande su queste tematiche è un indicatore di fragilità, ma anche la forza principale necessaria per cambiare le cose. È la disponibilità a mostrarsi vulnerabili e a vedere che c’è qualcosa che si può fare ed eventualmente migliorare.
Ogni volta che sento commenti contenenti giudizi, è comprensibile ma non particolarmente utile a questa conversazione. Per quel che riguarda le critiche che mi fanno, per me è assolutamente okay riceverle, perché è un indicatore del fatto che queste cose arrivano e sono di contributo alle persone. Ricevo, infatti, tanti commenti di gratitudine che ricambio, e anche di irritazione perché parlare di queste cose provoca anche questo tipo di reazione, e questo va bene così.