Normalmente, su questa Pagina, parlo di narcisismo in termini di relazione di coppia. Tuttavia, il narcisista non smette di essere tale quando ricopre il ruolo di amico collega, genitore, fratello, ecc.
Non solo chi si rapporta con narcisisti probabilmente li ha visti in azione in altri ambiti, perché attrarre questo tipo di persone è trasversale ma, molto probabilmente, se hai avuto a che fare con tante persone narcisiste, provieni da una famiglia di narcisisti.
Per parlare di questo che è un argomentone, chiaramente ampio, volevo intanto buttare fuori in questo mini-video tre indizi, tre indicatori del fatto che, probabilmente, provieni da una famiglia di narcisisti.
Il primo indizio è che sei una persona pacifica, che odia davvero litigare, che ha addirittura delle difficoltà a esprimere rabbia anche quando sarebbe davvero opportuno. Tendi a deflettere, abbozzare, fare finta di niente, stendere un velo di silenzio, pur di evitare il conflitto aperto, con cui non sei molto a tuo agio.
Al contrario, hai sviluppato delle capacità veramente raffinatissime nell’evitare il conflitto, anche se questo non ti impedisce, una tantum o solo con certe persone, di concederti di esprimere della rabbia. È un fenomeno veramente raro, però, e che ti causa disagio.
Probabilmente nella tua famiglia si litigava tanto e quindi sei insofferente a questa dinamica molto spiacevole; sei diventata quasi allergica, traumatizzata dal fatto di aver visto tanto litigare, e quindi, tendi a evitarlo.
C’è anche un altro fattore: senti che se con una persona importante ti permetti di esprimere della rabbia, perdi la relazione. Ti viene in qualche modo in automatico l’idea di non poterti permettere di arrabbiarti, perché se lo fai, devi mettere in conto che quella relazione verrà meno, e quindi, a meno che tu non decida questo, eviti proprio di arrabbiarti.
Secondo indizio: tendi a scusarti sempre. Anche se non hai fatto niente di male! Non c’è alcun motivo di scusarsi, o non si sono ancora viste le condizioni di quello che è successo per stabilire di chi è la responsabilità, e se tu avessi qualche colpa a riguardo. Comunque, che sia il caso o meno di scusarti, nel dubbio lo fai. Ti metti avanti delle scuse, come, ad esempio: sei in coda alla posta, e qualcuno ti urta. In automatico, ti volti già dicendo: ‘Mi scusi!’, come se fossi tu la persona che ha urtato e non quella che è stata urtata.
Forse nella tua famiglia c’era la necessità di dare la colpa a qualcuno, perché i tuoi genitori avevano un loro vissuto che li portava ad esternare rabbia, frustrazione e insofferenza. Tutto questo veniva ribaltato su di te, che rappresentavi il comodo capro espiatorio. Siccome, in realtà, i motivi di queste esternazioni non ti riguardavano, tu da bambino/bambina ti sei fornita dei pretesti in modo da dare una cornice di senso a questi momenti di rabbia nei tuoi genitori. E oggi, sei naturalmente portata a considerarti responsabile a prescindere dalle condizioni.
Terzo indizio: sai che è importante dedicarti a te stessa, al tuo, a quello che devi fare, a quello che ti piace fare, e alle cose che hai in mente di portare a termine. Eppure, se mentre sei impegnata in questo qualcuno ti si avvicina richiedendo la tua opera e il tuo contributo in qualche campo, probabilmente vieni rapita da questa richiesta, e ti dimentichi di te. Ti dimentichi che stai facendo le tue cose per dedicarti a risolvere, obbedire, contribuire, e a fare quello che ti viene richiesto.
Fare quello che è richiesto in quel momento, come se non ci fosse soluzione, ed è una cosa che si attiva in automatico. Non hai un momento in cui ti dici: ‘Aspetta, posso occuparmi di questa richiesta? Ho spazio per farlo? Oppure sto facendo un’altra cosa importante, e quindi metto questa in primo luogo?’ No. In automatico, è facile che la richiesta altrui ti distragga da quello che stai facendo per te e ti rimette di nuovo a ubbidire a quella richiesta che viene da fuori.
Probabilmente, nella tua famiglia hai ricevuto una serie di richieste emotive e concrete da parte dei tuoi genitori da assecondare, e non eri tanto nella posizione di rifiutarti.
A questi tre indizi volevo aggiungerne un quarto, trasversale e pervasivo. Questo quarto indizio è una specie di nebbiolina che ci accompagna e che, come l’acqua per il pesce, richiede un po’ di impegno per riuscire a vederla, perché sembra assolutamente naturale.
Si tratta della tendenza a non prendere sul serio le nostre sensazioni, il nostro sentire, il nostro sapere. C’è la tendenza a sentirsi insicuri, a sentire che non siamo abbastanza autorevoli per poter dire che ci siamo sentiti in una certa maniera, o che abbiamo una certa opinione, o una certa sensazione su qualcosa. Tutto quanto dev’essere vagliato e confermato da terzi.
Chiedi un consiglio, non sai, devi pensarci su, è meglio se ne parli con qualcuno… tendi a procrastinare prima di prendere una decisione. Ti chiedi se magari hai preso un abbaglio… magari sì, ti sembra proprio così, però potresti sbagliarti, stai giudicando male quella persona. E in generale non hai un’attitudine a essere sicura delle tue sensazioni, del tuo sentire che, in famiglia, non è mai stato valorizzato. L’ideale è crescere in un ambiente in cui, davanti a quello che provi, i sentimenti che hai, un adulto ti possa dire: ‘Quello che provi è okay perché, in base al contesto, è assolutamente normale sentirsi tristi, arrabbiati, ecc.’, di qualunque cosa si tratti.
In un ambiente di narcisismo, con uno o magari due genitori narcisisti, non c’è quella onestà intellettuale per prendere sul serio le sensazioni del bambino. Queste vengono continuamente messe in discussione, perché il genitore non si può permettere di prendersi la responsabilità di quello che prova il figlio, e quindi, automaticamente, non c’è quell’effetto benefico di rinforzo positivo rispetto al riconoscere la validità del proprio sentire.
Cresci semplicemente con la sensazione di non essere abbastanza autorevole per poter parlare del tuo sentire, dei tuoi sentimenti e dei tuoi pensieri.
Anche questo è un muscolo, e va allenato.
Cara Sibilla, mi ci ritrovo con tutti gli indizi, però non ritengo di essere figlia di narcisisti, ma sono stata moglie di uno, io piano ne sto uscendo, anche se non tutti i giorni sono uguali, ma il mio più grande pensiero va al mio primo figlio, 15enne, che non viene da me e non mi parla, se non per dirmi cattiverie, dal 19 ottobre 2019. È completamente “manipolato” dal padre. Penso a lui come la sua nuova vittima e soprattutto penso a lui il giorno che se ne renderà conto e si staccherà a quanta forza dovrà
avere. Quando un figlio arriva a questa consapevolezza? Lui ha solo 15 anni, quanto soffrire ha ancora davanti?
Grazie Sibilla ti ho scoperta da poco, ma i tuoi consigli mi sono preziosi
Elena
Cara Dott. ssa, sono Savina, una donna di 44 anni, figlia di un padre narcisista e di una mamma alquanto anaffettiva e succube di mio padre, che pur di tenerlo buono non ha mai tutelato noi figli. Quando ho letto il suo articolo, mi sono rispecchiata in tutti i punti. Che dire, per quanto si possa consapevolizzare il proprio vissuto, i fantasmi ritornano. La mia stima per il suo lavoro, per la sua missione di strappare le persone dalle grinfe dei narcisisti. Cordiali saluti Savina
I tuoi video mi accompagnano ogni giorno, ne guardo almeno uno al giorno! Ho scoperto grazie ai tuoi video di stare con un narcisista, e grazie a questo video ho capito di essere figlia di una madre narcisista… dopo lo shock iniziale per tutti e due, lunedì ho l’appuntamento con l’avvocato per capire come muovermi con il mio compagno visto che abbiamo un bimbo di appena 1 anno. Ti ringrazio tantissimo, i tuoi video sono rivelatori e mi hanno aiutato molto a capire… mi dispiace averci messo così tanto a capire cos’erano quei comportamenti così strani che vedevo nei miei confronti e che non riuscivo a decifrare. Ho avuto delle crisi di pianto ieri che era la festa del papà… che padre ho scelto per mio figlio… sono felice di questo bimbo come non lo sono mai stata ma ho un po’ paura del futuro, degli insegnamenti che riceverà dall’altra parte. Spero non ci sia tanta sofferenza…
Salve Sibilla,
seguo molto i tuoi video,
e mi ritrovo sotto diversi aspetti ad appartenere alla categoria delle figlie ‘affette’ da padre narcisista,
il tipico genitore amante solo ed esclusivamente del proprio lavoro, mai interessato a stati d’animo e sentimenti delle figlie..ora così anziano, mi rimanda una tristezza infinita non riesco ad amarlo mi fa solo rabbia vuole tutt’ora essere al centro dell’attenzione, come un bambino viziato .
E così tutta la vita sono passata attraverso storie che non mi concedevano il minimo spazio per esprimermi.Non c’è scampo per queste disgrazie..perché ora, arrivata ad una certa età la considero tale. Soldi, un nome, una posizione, si è sempre sentito arrivato per averci offerto una vita agiata .. per carità ce ne fossero ..
ma ha fatto da padrone per tanti anni e ancora non molla..quanto rimpiango carezze abbracci consolazioni che non sono mai arrivate..